sabato 9 aprile 2011

I problemi si vedono dalle piccole cose

Sarò sincero: quando l'altro giorno, su una nota radio nazionale, ho sentito pubblicizzare una serie di concerti di una cover tribute band dei Pink Floyd, ci sono rimasto un po' di merda.

Perché? Beh, vediamo un po'...

1) sono australiani. Una cover tribute band australiana dei Pink Floyd fa un tour in Italia e in Europa.

2) si chiamano Australian Pink Floyd Show. Non dico usare una citazione da una oscura intervista di Waters del '72, ma neanche il minimo sindacale di prendere un verso o un titolo come nome della band.

3) ma soprattutto, già è difficile sentire pubblicità di concerti che non siano dei soliti noti, ma adesso pure le cover tribute band?

Ecco, questo è il grosso problema secondo me. Un grosso problema culturale che ha questo paese, e questo delle cover/tribute band ne è solo un piccolissimo esempio.


Di per sé, la cover band non è un problema. Non arriverò a dire che alcuni dei miei migliori amici suonano in una cover band, ma insomma non fanno male a nessuno. E' capitato pure a me di andare a qualche concerto e non ho subito danni irreparabili.
Voglio dire, ti piace suonare, ti piacciono i Pink Floyd, i Litfiba, Lady Gaga, i Sarcazzo (bellissimo l'ultimo disco, tra l'altro), ti unisci ad altri con i tuoi stessi gusti e suonate i pezzi dei vostri beniamini.
Ottimo.
Di sicuro molto meglio questo che, chennesò, guardare Uomini e Donne, o andare alla festa del Dio Po.

Poi magari hai l'occasione di suonare in giro, di alzare qualche spicciolo. No harm done.
In un paese culturalmente normale, quanto meno.

Perchè, in un paese culturalmente normale, le cover band sono una parte dell'offerta. Tolti gli ovvi concertoni degli artisti famosi, tipo appunto i Sarcazzo, si possono trovare un sacco di posti dove suonano i gruppi locali, più o meno piccoli, più o meno bravi, più o meno potenzialmente i nuovi Sarcazzo.
E poi le cover band.

Poi c'è l'Italia. Dove, tolti gli ovvi concertoni degli artisti famosi, tipo appunto i Sarcazzo, trovi un sacco di posti dove suonano le cover band.
E i gruppi nuovi, che hanno la sfacciataggine di proporre musica propria? A parte i concorsi proposti da associazioni e locali (e su cui si potrebbero sprecare byte su byte), chi è che li fa suonare?

Gruppi emergenti, li chiamano. Ma emergenti da cosa? E, soprattutto, quando?

Diciamo che emerge uno sconfortante circolo vizioso.
Io, spettatore, vengo a vedere te, musicista, se sei famoso. Oppure, alternativamente, se proponi musica di gente famosa.
Io, proprietario di locale atto a ospitare un concerto, chiamo te, gruppo famoso, perchè mi riempi il suddetto locale. Alternativamente, chiamo te che proponi la musica della gente famosa, che il locale me lo riempi un po' meno, ma sempre abbastanza.
E in tutto questo, il gruppo emergente non emerge. Non può emergere.

Fondamentalmente, saremo anche il paese "con il 50% dei beni culturali tutelati dall'UNESCO" (cit.), ma di ampliare e diffondere la cultura nuova ce ne sbatte assai poco.
Vogliamo solo quello che conosciamo già, anche se in maniera surrogata. Il nuovo, nella migliore delle ipotesi, non ci interessa. Nella peggiore, ci spaventa.

Poi, naturalmente, c'è tutto il lato artistico della faccenda.
Che si riassume in poche parole: vivi dello sforzo creativo di altri.
Se proprio ti è andata di culo nella vita, potrai essere bravo quanto l'artista originale. Ma ti fermi lì.
Certo, magari c'è lo sforzo della cover band di reinterpretare (quando invece la tribute band riesegue e basta). Ma su 10 band, quante ce ne sono così? Meno di una?

Un'ultima cosa, che davvero non capisco il fenomeno...
Accetto senza grossi problemi le cover/tribute band di gruppi che non possono suonare più insieme (perchè si sono ritirati, sono morti o si ucciderebbero a vicenda). Ma perchè andare a vedere la cover band dei Sarcazzo, quando i Sarcazzo stessi sono ancora in attività.

E' più forte di me, non ci arrivo.

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